Nella fucina si ammollisce il ferro soffiando sul fuoco e togliendo alla sbarra il suo nutrimento superfluo. Ma una volta che esso si sia purificato, lo si batte e lo si forgia. Grazie al nutrimento di un’acqua estranea, esso diventa di nuovo forte. Lo stesso accade all’uomo col suo maestro.
Johann Wolfgang Goethe, Massime e riflessioni, 1833
Carlo Rizzarda è stato uno dei più importanti artisti del ferro battuto dei primi anni del Novecento. Era originario di Feltre, cittadina alle pendici delle Alpi Bellunesi, territorio dove la tradizione della lavorazione dei metalli ha radici antiche e nel Cinquecento raggiunse vette eccelse nella forgiatura delle spade.
Rizzarda inizia il proprio mestiere a Milano, sotto la guida di Alessandro Mazzucotelli, abilissimo artigiano e grande talento artistico capace di piegare il ferro alle sinuosità richieste dall’Art Nouveau. Grazie al maestro egli sperimenta le infinite potenzialità artistiche del ferro battuto. Nel 1910, poco dopo l’esposizione di arte decorativa di Bruxelles, si separa dal maestro per mettersi in proprio. I suoi manufatti, a questa data, mostrano un dialogo tra eleganze di sapore ancora Liberty e il nuovo canone geometrico di gusto ormai quasi Decò.
Il critico d’arte Ugo Ojetti lo definisce il “poeta del ferro battuto” e la sua fama, a partire da quelle date, non conosce sosta. In collaborazione con i migliori architetti dell’epoca, Arata, Griffini, Faravelli e Sommaruga, Rizzarda progetta lampadari, ringhiere, cancelli, porte, inferriate per le dimore dell’alta borghesia lombarda.
Dettagli del prodotto
Designer: Carlo Rizzarda, 1920
Materiale: Ferro battuto
Dimensioni vaso 1: 34 x 20 x 42cm
Dimensioni vaso 2: 24 x 20 x 48cm
Disponibilità: Venduto – Non Disponibile
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