07 Apr Intervista / Umberto Mantineo
“Bello! Che cos’è?”
Ti abbiamo chiesto di raccontarci un oggetto e sappiamo che alla fine ha vinto uno in particolare. Ce ne puoi parlare?
Certo. Ho scelto Ippopotame I, disegnato nel 1968 da Francois-Xavier Lalanne. E’ una scultura meravigliosa, un ippopotamo a grandezza naturale, misura cm 126 x 283! in resina blu, ma in realtà… si tratta di una vasca da bagno. Ne esistono solo tre esemplari e il modello originale fu acquistato nel 1970 dalla moglie di Marcel Duchamp. In pratica Duchamp si faceva il bagno dentro un ippopotamo blu…
Perché ti interessa?
E’ un capolavoro ingegneristico ed è per questo che mi appassiona.
Se guardate gli sportelli, le ante, le saldature, seguono tutti l’anatomia dell’animale.
Lui faceva queste enormi sculture zoomorfe; la moglie invece si riferiva più al mondo fitomorfo.
Gli animali li hanno fatti tutti: elefanti, topi, uccelli, poi mischiavano.
Era un mondo fantastico il loro, un po’ barocco nell’idea, un po’ minimalista nella forma, sicuramente surrealista. Ma tutti gli oggetti da loro realizzati avevano una funzione. Mi interessa sempre che un oggetto “si regga”, sia fisicamente, sia idealmente, in pratica oltre ad essere bello, deve avere una funzione.
Altri esempi che in questa direzione ti interessano?
Le Superbox di Ettore Sottsass o il totem rr231 di Mario Bellini.
Tornando ai Lalanne. Cosa ti interessa di più del loro lavoro?
La coerenza, l’ironia, ma soprattutto le lavorazioni, usavano la fusione, la saldatura, la martellatura, la placcatura elettronica, sperimentavano.
Lui ha studiato disegno, ha lavorato al Louvre nella sezione Antichità Orientali, fece la sua prima esposizione con Constantin Brâncuși nel 1952. Direi non male, no?
I loro lavori sono nelle collezioni private più interessanti, quelle di Hubert de Givenchy, Max Ernst, Karl Lagerfeld, Peter Marino, Valentino, Jaques Grange, quella dei Baroni de Rothschild, Tom Ford, Serge Gainsburg, Yves Saint Laurent e Pierre Berger.
Che rapporto hai con gli artigiani?
A me piace tantissimo lavorare a stretto contatto con gli artigiani. Non arrivo mai sventolando un foglio con il progetto già impostato, mi piace ragionare sull’idea con chi poi realizzerà fisicamente l’oggetto, spiego, ascolto, rispiego, a me così piace lavorare. Quando non riusciamo a capirci, pranziamo insieme e poi torniamo a lavorare. Io sono molto legato all’artigianato ed ho molta stima per chi continua quest’importante tradizione.
Ho usato quasi tutti i materiali. Quando poi trovi un artigiano bravo, le possibilità diventano infinite. Sono molto ostinato. Quando troviamo una soluzione insieme sono felice. Molta della mia ispirazione nasce da come un materiale può essere lavorato.
Quando hai scoperto i Lalanne?
Volevo fare dei mobili con dei segreti e facendo ricerca li ho scoperti.
I mobili con i segreti sono sempre esistiti. Dal medioevo, dalle cassepanche con i doppifondi. Al capolavoro che è la scrivania a cilindri di Luigi XV. Questa dimensione si è un po’ persa.
I Lalanne erano invece una voce fuori dal coro. C’è una coerenza infinita nel loro lavoro, vivevano in questo mondo parallelo, in una dimensione ludica, nella loro casa-atelier vicino Fontainebleau.
Come ti aiuta nel tuo lavoro la fantasia?
Io non immagino mai un oggetto fisicamente e individualmente, isolato dal contesto, ma più in una atmosfera. Per me sapere dove un oggetto va a finire è fondamentale.
Come con l’architettura non posso lavorare su un appartamento se non conosco dove va la luce, dove sta il nord ed il sud. Il sopralluogo è essenziale. Come anche conoscere i clienti. Arrivare a gamba tesa con i clienti è un po’ strano. Penso che loro si aspettino sempre un ragionamento su di loro, dovrebbe essere così. Altrimenti è hotellerie, e non siamo macchine fortunatamente.
C’è una cosa che hai disegnato a cui particolarmente affezionato?
A questo tavolo in ottone naturale non lucidato; molto semplice , è una barra a sezione quadrata d’ottone continua, un po’ come quei disegni salvaschermo in 3d di Windows, hai presente? E poi per un fatto strutturale ci avevo messo delle sfere alla base che tenevano il tutto.
L’oggetto deve essere sempre ben saldo e sicuro, non si sa mai l’utilizzo che ne verrà fatto. A me la geometria piace tanto; amo le cose specchiate e geometriche giuste o sbagliate che siano, mi fanno impazzire, ecco perché ho questa fascinazione per Lalanne, perché è tutto tranne che geometrico.
Architettura o design nel tuo lavoro in che percentuale?
Direi un 50 e un 50 ma il punto di partenza è sempre l’architettura.
Il mio è un lavoro di base integrato, mentre disegno lo spazio, spesso mi capita di immaginare l’oggetto o da disegnare o da trovare.
Che rapporto hai con gli oggetti vintage?
Mi piacciono molto, mi piace la ricerca storica e la conoscenza di collezioni private. Una casa è la storia di chi ci vive, se no è solo una bella foto!
Di una casa qual è l’ambiente che ti piace di più progettare?
Le mie case non hanno degli ambienti così definiti, per cui mi piacciono quasi tutti gli ambienti , perché si delimitano spazi a seconda di come ad esempio chiudi le porte; mi piace pensare ad un ambiente aperto che a secondo di come lo vivi lo cambi, chiudendo e aprendo gli spazi.
Gli italiani hanno un punto di vista diverso rispetto ad altri?
Noi copiano male quello che gli altri hanno copiato da noi. Bisognerebbe tornare all’identità dei luoghi, ai suoi materiali, alla nostra cultura e da li andare avanti, ampliare, complicare… ma come si fa ad andare avanti se non si sa cosa è successo prima?
Se non avessi fatto l’architetto cosa avresti fatto?
Ogni volta cambio, in questo momento ti direi lo psichiatra.
Molto empatico allora…
Mi piace molto ascoltare e sono molto interessato agli altri, finché hanno qualcosa da dire. [sorride]