Da Campobasso, all’età quindici anni, Gino Marotta si trasferisce a Roma, dove entra in contatto con gli artisti che animano la scena romana. Qui, nel 1960, fonda insieme a Cascella, Dorazio, Mauri, Novelli, Perilli, Rotella e Turcato, il Gruppo CRACK.
“Sono convinto che il clima culturale di Roma dopo gli Anni ‘60 sarebbe stato molto più squallido senza le grandi invenzioni tematiche di Gino Marotta”, ha detto il critico Pierre Restany. Effettivamente Marotta, animato per sua stessa ammissione da “un’incontrollata curiosità” e da un’ idea dell’ “arte come sintesi di natura e di artificio”, si è dedicato incessantemente alla sperimentazione di materiali inediti, fino ad arrivare a utilizzare il metacrilato. Il metacrilato per lui diventa un medium privilegiato. Egli lo descrive come “l’unico materiale che non degenera, perché altamente tecnologico”. Con questo materiale realizza un ciclo di opere sorprendente, una sorta di fluorescente bestiario, costituito da lastre, bidimensionali e trasparenti, poste in sezioni ortogonali, che conferiscono tridimensionalità alle sculture e permettono il rapido attraversamento della luce.