Durante la seconda guerra mondiale accade un piccolo miracolo nel mondo del design: la decoratrice e designer statunitense Ernestin Virden Kannon incontra a Ravello il giovane architetto Matteo D’Agostino. Tra i due è subito intesa personale e magia creativa. Nel 1948, fondano la manifattura di ceramiche “Ernestine” con sede a Vietri.
Disegno e forma sono le cifre stilistiche dei due protagonisti: Ernestin, con la sua tecnica all’acquerello, dà vita ad una serie di motivi decorativi fortemente moderni, influenzati dal calligrafismo giapponese; Matteo, erede di una famiglia di produttori di ceramiche di Salerno, è creatore di forme inedite e progetti d’ interno inusuali. Insieme, rinnovano la tradizione ceramica vietrese e conquistano i mercati stranieri, soprattutto quello americano, diventando già negli anni Cinquanta una delle fabbriche di punta del design industriale in Italia. Anni di splendore e glamour visto che tra la clientela risultano famiglie reali e personaggi come Jacqueline Kennedy.
Alla coppia “presto si affianca il giovane ingegnere ceramico tedesco, Horst Simonis, grazie al quale la fabbrica diventa un vero e proprio centro di ricerca e sperimentazione sui colori e sugli smalti privi di piombo.